Quel gioco chiamato sport: quando il volley è prima di tutto divertimento

Nessuna netta divisione tra squadre maschili e femminili, tra disabili e normodotati, esperti e dilettanti; niente classifiche per età, ruolo, esperienza. Quando capisci che lo sport è prima di tutto un gioco, metti il divertimento al primo posto: e non importa se sei una schiappa, basta stare insieme e, chiunque vinca, la festa è assicurata.
Con questo spirito è nato l’evento Marathon VolleYnsieme On the Beach, che ha trasformato il Parco Pubblico Riani di Pieve a Nievole (Pistoia) in un vero e proprio campo da Beach Volley per dare vita all’evento della Pieve Volley nato per esaltare gli autentici valori dello sport, punto di incontro ideale tra realtà diverse accomunate dalla medesima passione. Un evento all’insegna dell’integrazione in cui hanno gareggiato due macro-squadre composte da disabili, atleti di società sportive, studenti e amatori adulti.
Abbiamo chiesto ad Saverio Severi, presidente dell’associazione vincitrice della seconda edizione di Mukki Sport, di raccontarci il loro impegno quotidiano nel segno dello sport.

Come nasce l’idea di un evento di Volley open?
Questo evento voleva essere una festa più che una gara. Si è trattato della terza edizione della Marathon Volley perché al nostro interno abbiamo una squadra di disabili mentali e abbiamo pensato di creare un evento che includesse anche loro; poi abbiamo messo insieme genitori e figli perché ci sentiamo una famiglia. L’unica variante a un progetto già esistente è stata decidere di fare la Marathon sulla sabbia.
Anche se la nostra associazione ha una decina di squadre che ogni anno competono nelle varie categorie, è sempre bello avere un evento in cui stare semplicemente insieme e divertirsi. Il divertimento è un po’ il motore alla base delle nostre iniziative: organizziamo anche tornei di minivolley all’aperto in cui i bambini giocano senza competizione, senza classifiche; anche quella è una manifestazione bellissima, in cui sono tutti uguali e lo scopo è stare bene insieme.
La nostra associazione sportiva è nata una trentina di anni fa, sin da subito all’insegna della solidarietà: eravamo un gruppo di volontari della Misericordia che hanno deciso di fare qualcosa insieme nel segno dello sport. L’impronta del “fare sport per stare bene insieme” c’è sempre stata sin dall’inizio: è un po’ la nostra caratteristica; anche nel formare le squadre siamo sempre attenti prima alla persona e poi all’atleta.

Divertimento e sport agonistico sono due concetti agli antipodi?
Per me no. Possono essere agli antipodi in qualche caso di professionismo esasperato, ma al nostro livello divertirsi è fondamentale, soprattutto perché siamo nel campo dilettantistico. Il divertimento poi è un valore aggiunto per un atleta professionista e non necessariamente rischia di distrarre dall’obiettivo. Nel professionismo, poi, si possono trovare le situazioni più disparate: ci sono atleti che vedono lo sport come un lavoro e lo vivono in maniera distaccata, ma c’è anche una categoria di professionisti che continuano a divertirsi facendo sport.

Come avete affrontato la sfida di Mukki Sport?
È stata una sfida durissima. Abbiamo chiesto l’aiuto a molti amici, agli amici degli amici, a parenti e conoscenti; anche questa sfida è stata caratterizzata dal divertimento, perché era diventata un’ossessione farsi votare ed eravamo sempre a caccia del voto.
Poi lo stress c’è stato: con la classifica in tempo reale abbiamo avuto quel “pepe” in più per dare il massimo, guardando le posizioni che cambiavano di continuo e i nostri concorrenti perdere terreno e dopo poco riguadagnarlo.
Alla fine è andata bene e siamo rimasti ancora più contenti.

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