Babbo, la differenza tra me e te è che te vai in bicicletta, io faccio ciclismo.
Questa è la frase che Zeno, uno dei giovanissimi della ASD Itala 1907, ha rivolto al suo papà, Franco Pisani, il consigliere della stessa associazione che è rientrata tra i 10 vincitori della seconda edizione di Mukki Sport. Apparentemente una semplice espressione spontanea di un bambino, questa frase sintetizza con straordinaria efficacia la differenza tra la bicicletta come gioco e come mezzo per praticare uno sport tanto bello quanto intenso.
Questa affermazione risponde anche alla domanda, forse ovvia, “basta saper andare in bicicletta per praticare ciclismo?”; un quesito che si pone soprattutto quando è un bambino a decidere di cimentarsi in questo sport. La bicicletta è stato il primo giocattolo che gli ha permesso di provare un senso di libertà incredibile, con cui è partito alla scoperta del mondo insieme ai genitori e ai suoi coetanei, e che con il tempo ha imparato ad amare così tanto da scegliere il ciclismo come sport.
Ma cosa significa davvero “fare ciclismo”? Lo abbiamo chiesto a Franco Pisani, papà di un “giovane ciclista” della ASD Itala 1907, organizzatrice della Gara Ciclistica Giovanissimi che si è aggiudicata il contributo di Mukki grazie alla vittoria di Mukki Sport.
Cosa spinge un bambino a scegliere il ciclismo come sport?
Non ho una risposta netta, ma sta diventando molto difficile trovare bambini che scelgono questo sport. Da una parte bisogna considerare le condizioni di oggi: questo sport richiede fatica, sacrificio, abnegazione, valori che purtroppo si stanno perdendo. In una gara di ciclismo partono 35 bambini e ne vince uno solo, mentre negli altri sport le vittorie e le sconfitte vengono condivise.
Nella mia esperienza, un bambino si approccia a questo sport – al di là del coinvolgimento e della spinta della famiglia – perché è attratto dall’“oggetto bicicletta”, affascinato dalla parte “meccanica” del ciclismo. Simbolo di libertà per eccellenza, salire in bicicletta e partire e possedere un proprio mezzo di trasporto è una cosa che piace molto a un bambino: quando consegniamo le biciclette a inizio stagione vediamo la luce che brilla nei loro occhi.
Dalla lunga storia ed esperienza dell’associazione, posso dire che questo sport non ha più l’appeal che aveva negli anni 90, perché ci sono sempre meno bambini e il professionismo richiede molto impegno.
Come nasce la ASD Itala 1907?
Nasce quando il ciclismo viene concepito come sport agonistico; oggi è una delle realtà sportive più longeve d’Italia e l’unica squadra di ciclismo, con sede ufficiale a Firenze, che si occupa solo di giovanissimi ed esordienti.
Sopravvissuta a due guerre mondiali, ha permesso a centinaia di giovani di cimentarsi con il ciclismo, mantenendo sempre al primo posto il ruolo formativo ed educativo dello sport. Ha avuto un passato glorioso, contando tra le sue fila corridori che sono divenuti professionisti, ma da 10 anni a questa parte il nostro presidente, Giuliano Cenni, si è voluto dedicare solo a giovanissimi ed esordienti.
Come avete fatto a “staccare” gli avversari e vincere Mukki Sport?
Dopo un iniziale entusiasmo da parte di tutti i genitori, alla prima pubblicazione della classifica provvisoria avevamo visto di essere indietro e pensato di gettare la spugna. Una sera, tornando dagli allenamenti con mio figlio Zeno, ascoltavamo Radio DeeJay e proprio a Zeno è venuto in mente di contattare l’emittente per farci aiutare. Durante la trasmissione sono arrivati 500 voti che hanno infuso un grande entusiasmato in tutti noi; grazie alla fiducia ritrovata, noi genitori abbiamo fatto squadra, ci siamo rimessi in moto e abbiamo coinvolto tutto il nostro entourage.
La raccolta voti è stata una bella esperienza che ci ha aiutato a fare gruppo.
Info: facebook.com/asditalaciclismo1907/
italaciclismo@virgilio.it